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Monumenti concept, cavalli selvaggi

Premessa

Gli artisti associati di CAOS si propongono per la progettazione e la realizzazione di monumenti celebrativi e commemorativi. Il tema è frutto della consultazione del committente e di un approfondito esame filologico teso ad individuare le caratteristiche formali, simboliche, allegoriche e contenutistiche dell’opera.

La predilezione per temi figurativi, che diano quindi centralità alla figura umana, non preclude la possibilità di creazioni astratte, in particolare grazie alla collaborazione con l’architetto artista Michelangelo Eremita che ha sviluppato questo particolare genere di formalismo.

Circa l’opportunità dell’arte nella vita quotidiana

Nella storia la bellezza è un attributo o un valore estetico relativo, legato alle civiltà umane nel loro divenire. Essa non è un valore assoluto.

Nell’arte la bellezza soggiace alla capacità dell’artista di costruire un sistema coerente di significati astratti, di concetti e di valori e soggiace anche alla capacità di trasmetterli integri e con estrema sintesi ed efficacia tali da raggiungere direttamente chi è in grado di coglierli.

L’arte non ha bisogno di spiegarsi, non deve essere tradotta o interpretata; l’arte può essere letta capita accolta amata; ma, in essa, la bellezza è un valore assoluto.

L’arte non trasmette valori soggettivi, essa non è etica; si rifà a regole basilari e fondamentali, misteriose, legate all’illusione, alla menzogna, al sogno, forse alle nostre paure ancestrali.

Per questo espressioni belle dell’arte contengono messaggi che possono essere colti in ogni momento e ovunque assumendo tratti di assolutezza o dandone l’illusione.

Le domande che dobbiamo porci e porre oggi ai nostri figli sono le seguenti:
“quanta conoscenza dell’arte c’è in noi?”;
“quanta di questa conoscenza è al servizio dell’uomo?”

È necessaria una vera riflessione sulla necessità di conquistare una società umana basata sulla conoscenza e sull’arte; quindi una società oggettivamente bella.

L’attenzione verso l’arte deve essere coltivata nei nostri figli fin dalla loro più tenera età. Dobbiamo portare i bambini nei musei, nelle pinacoteche, dobbiamo pretendere che le scuole forniscano insegnanti di Storia dell’Arte e non solo di Disegno; dobbiamo pretendere che questi insegnanti trasmettano l’amore per l’arte.

Comprendere l’arte significa saper vedere e saper vedere è un obiettivo arduo da raggiungere; non basta, a volte, una vita. Bisogna quindi indicare la strada ai giovani affinché possano scegliere.

Ipotesi e progetti per un rinascimento delle arti

Oggi, non solo le Istituzioni Religiose o i Privati Collezionisti ma anche e forse soprattutto, gli Amministratori Pubblici, svolgono un’importante funzione nello sviluppo della sensibilità della gente nei confronti dell’arte. Loro hanno la possibilità di ricucire un’enorme frattura che dal XX secolo si è creata tra il popolo e l’arte contemporanea.

L’arte deve ritornare vicino alla gente per porre le basi di una sua rinascita. Nella progettazione dei Piani Regolatori, delle zone residenziali e nella futura riprogettazione delle avvilenti zone industriali, recentemente sfiduciate dalle catastrofi naturali, si deve ritornare a porre al centro l’uomo e l’umanità e questo passa anche da un’attenta ricerca e selezione di artisti adatti a compiere delle opere che rendano coesa la comunità. Opere attorno alle quali la comunità umana possa stringersi, esattamente come accadeva nel nostro rinascimento con il contributo della Chiesa ma anche di illuminati e consapevoli Dominanti, come Federico da Montefeltro o Sigismondo Malatesta o Lorenzo Dei Medici.

Tale lavoro ha delle forti basi politiche; chi vorrà assumersi questa piacevole ed avvincente responsabilità otterrà la storia. Chi sarà in grado di arricchire la comunità di ciò che è creato per essa e non di costruito per un preteso onore alla medesima “arte” avrà creato mille possibilità ai suoi concittadini.

In queste pagine abbiamo voluto presentare alcuni bozzetti di grandi opere al solo fine di dare un’idea delle possibilità che offre l’immaginazione dell’artista Mario Eremita e dell’architetto artista Michelangelo Eremita.

Cavalli selvaggi

Ecco il bozzetto per la scultura de “cavalli selvaggi”. Si tratta di una scultura in bronzo nella quale sono inseriti elementi in vetro di Murano. I cavalli sono sospesi in questa intelaiatura di bronzo e vetro che rappresenta a sua volta l’albero della vita.

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I cavalli trottano sulle fronde dell’albero della vita che paiono sembrare anche i flutti del mare. È un’idea di fortissimo dinamismo e di grande luminosità che crea un clima positivo, incoraggiante, stimolante, favorevole alla socialità alla convivialità ed all’ottimismo alla fiducia ad un’idea di progresso accompagnato dallo sviluppo.

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Un tema più controverso è questo del consumismo. Una colonna di calcestruzzo nella quale sono inseriti elementi in bronzo che raccontano il disagio della società dei consumi, rappresentata dalla parte bassa; mentre nella parte alta dei bimbi incarnano la speranza nel futuro in cui loro stessi saranno portatori di sviluppo oltre che di progresso, e guarderanno con ironia quel passato sul quale rivolgeranno anche l’acqua, simbolo della rinascita della vita.

Le opere degli artisti autentici si legano sempre alla comunità umana che li apprezza e li rende parte dei riferimenti della vita quotidiana. Quando le cose stanno così, si sono poste le basi per un confronto con la storia, con il tempo e con la possibilità di sviluppo sociale e culturale di una comunità.

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    Inno alla Vita, 1/3 prova d’autore

    Scultura monumento in bronzo a cera persa, Merlengo di Ponzano Veneto

    Il progetto prevede la creazione dal calco di 9 esemplari di cui 3 prove d’autore. La prima prova d’autore è stata donata dall’artista alla Parrocchia di Merlengo.

    Questa grande scultura fu modellata in una forma di gesso dall’artista Maestro Mario Eremita nel Laboratorio di Merlengo di Ponzano Veneto nel 1992.

    Il Parroco Don Eraldo Modolo desiderava lasciare alla comunità pastorale, un’opera d’arte contemporanea significativa e preziosa che parlasse direttamente al cuore della gente. Egli quindi raccolse una colletta per garantire le spese vive dell’artista: il lavoro dei fonditori e l’acquisto dei materiali, Eremita non ricevette alcun compenso.

    La seconda prova d’autore venne acquisita nel 2006 da un collezionista di Ferrara che la volle sistemare nel parco della propria villa.

    Attualmente devono essere realizzati gli ultimi sette esemplari tra i quali una prova d’autore, essi saranno creati solamente su commissione.

    Ogni esemplare, essendo l’opera realizzata in 9 esemplari di cui tre prove d’autore è, secondo le convenzioni e gli usi del mercato dell’arte, da considerarsi un pezzo unico.

    nota critica

    Nota critica

    Chiave di lettura; dal basso verso l’alto.

    Una maestosa colonna vegetale avvitata in un delicato movimento a spirale che richiama la chimica di base della vita, sorregge il corpo sensuale della fanciulla eterna.

    Il corpo è magnificamente teso ed intento all’instancabile all’attamento. Quest’opera è un’imponente affermazione dell’essere, nella sua completezza.

    Il volto della donna è rapito, sgomento nell’osservare come, appena vi sono le minime condizioni, la vita attecchisca e si accresca tenace, forte, aggressiva.

    Infine, in pochi istantanei centimetri si sviluppa la fuga prospettica, il climax. Il capo della fanciulla contrasta con la solidità corporea. Esso fugge dalla vita terrena; conduce al termine estremo.

    È qui una forma vitale deformata dalla compenetrazione astratta del pensiero, che ricerca la vita ultraterrena e lo smarrimento mistico. Il volto è teso, le ossa evidenti, le orbite vuote, il cranio allungato verso l’alto; quindi non più spinto dal basso ma assorbito verso l’alto.

    Avere questa scultura in piazza, davanti alla Chiesa, dove ogni settimana si riuniscono i fedeli, è un modo per suggerire alle persone una visione diversa della donna, della madre, del mondo, della vita. Ognuno di noi ha visto questa scultura, qualcuno si pone delle domande, qualcuno si dà delle risposte. Eppure quest’opera rappresenta una semplice donna di fede che porta il figliolo al cospetto del Signore.

    C’è tuttavia qualcosa in più. In genere si può dire che ci sia tutto; ed in effetti è così. Quest’enorme colonna vegetale da cui emerge, con una potente spirale dinamica, il corpo sensuale della femmina intenta all’allattamento. Ecco, non è più una semplice ragazza che allatta il piccolo. È un significato vitale:
    le radici, l’albero della vita, la spirale della vita, le forme sontuose e piene della donna che genera vita, i fianchi poderosi, il petto turgido; questi sono forti e inequivocabili richiami sessuali.

    La sessualità è la chiave della vita, il piacere sessuale per l’umanità è la ricompensa della vita. La donna è al centro della sessualità. Non esiste simmetria tra uomo e donna. La donna è il significato della vita e per l’artista è l’unica speranza di riscatto.

    Il figliolo in braccio alla madre è cresciuto, ha superato l’età per l’allattamento ma ancora dipende dal seno materno. Un tempo ignoranza, privazioni e miseria costringevano le mamme a prolungare l’allattamento.

    Unica vera citazione simbolica della scultura, questa delicata testimonianza del passato ha anche un significato minaccioso; forse un’ossessione vitale:
    lo sgomento nell’osservare come, appena vi sono le minime condizioni, la vita attecchisca e sia tenace, forte, aggressiva.

    Infine osservate la fuga prospettica. Già è presente, in climax, nelle braccia e nelle mani: esse si fanno snelle, filiformi, astratte. Contrastano con la solidità corporea, vogliono sganciarsi dalla vita terrena. Il viso e il capo della donna conducono a termine questa “fuga”.

    La figura non è qui più una forma vitale ma è deformata dalla compenetrazione astratta che vuole portare slancio alla ricerca della supposta vita ultraterrena o dello smarrimento mistico. Il volto assume aspetti estremi e la pelle è tesa e rende evidenti le ossa, le orbite appaiono già vuote, il cranio è allungato verso l’alto, come assorbito da una misteriosa forza d’attrazione, verso il cielo, l’ignoto, la risposta ultima:
    Dio?

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