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Monumenti concept, cavalli selvaggi

Premessa

Gli artisti associati di CAOS si propongono per la progettazione e la realizzazione di monumenti celebrativi e commemorativi. Il tema è frutto della consultazione del committente e di un approfondito esame filologico teso ad individuare le caratteristiche formali, simboliche, allegoriche e contenutistiche dell’opera.

La predilezione per temi figurativi, che diano quindi centralità alla figura umana, non preclude la possibilità di creazioni astratte, in particolare grazie alla collaborazione con l’architetto artista Michelangelo Eremita che ha sviluppato questo particolare genere di formalismo.

Circa l’opportunità dell’arte nella vita quotidiana

Nella storia la bellezza è un attributo o un valore estetico relativo, legato alle civiltà umane nel loro divenire. Essa non è un valore assoluto.

Nell’arte la bellezza soggiace alla capacità dell’artista di costruire un sistema coerente di significati astratti, di concetti e di valori e soggiace anche alla capacità di trasmetterli integri e con estrema sintesi ed efficacia tali da raggiungere direttamente chi è in grado di coglierli.

L’arte non ha bisogno di spiegarsi, non deve essere tradotta o interpretata; l’arte può essere letta capita accolta amata; ma, in essa, la bellezza è un valore assoluto.

L’arte non trasmette valori soggettivi, essa non è etica; si rifà a regole basilari e fondamentali, misteriose, legate all’illusione, alla menzogna, al sogno, forse alle nostre paure ancestrali.

Per questo espressioni belle dell’arte contengono messaggi che possono essere colti in ogni momento e ovunque assumendo tratti di assolutezza o dandone l’illusione.

Le domande che dobbiamo porci e porre oggi ai nostri figli sono le seguenti:
“quanta conoscenza dell’arte c’è in noi?”;
“quanta di questa conoscenza è al servizio dell’uomo?”

È necessaria una vera riflessione sulla necessità di conquistare una società umana basata sulla conoscenza e sull’arte; quindi una società oggettivamente bella.

L’attenzione verso l’arte deve essere coltivata nei nostri figli fin dalla loro più tenera età. Dobbiamo portare i bambini nei musei, nelle pinacoteche, dobbiamo pretendere che le scuole forniscano insegnanti di Storia dell’Arte e non solo di Disegno; dobbiamo pretendere che questi insegnanti trasmettano l’amore per l’arte.

Comprendere l’arte significa saper vedere e saper vedere è un obiettivo arduo da raggiungere; non basta, a volte, una vita. Bisogna quindi indicare la strada ai giovani affinché possano scegliere.

Ipotesi e progetti per un rinascimento delle arti

Oggi, non solo le Istituzioni Religiose o i Privati Collezionisti ma anche e forse soprattutto, gli Amministratori Pubblici, svolgono un’importante funzione nello sviluppo della sensibilità della gente nei confronti dell’arte. Loro hanno la possibilità di ricucire un’enorme frattura che dal XX secolo si è creata tra il popolo e l’arte contemporanea.

L’arte deve ritornare vicino alla gente per porre le basi di una sua rinascita. Nella progettazione dei Piani Regolatori, delle zone residenziali e nella futura riprogettazione delle avvilenti zone industriali, recentemente sfiduciate dalle catastrofi naturali, si deve ritornare a porre al centro l’uomo e l’umanità e questo passa anche da un’attenta ricerca e selezione di artisti adatti a compiere delle opere che rendano coesa la comunità. Opere attorno alle quali la comunità umana possa stringersi, esattamente come accadeva nel nostro rinascimento con il contributo della Chiesa ma anche di illuminati e consapevoli Dominanti, come Federico da Montefeltro o Sigismondo Malatesta o Lorenzo Dei Medici.

Tale lavoro ha delle forti basi politiche; chi vorrà assumersi questa piacevole ed avvincente responsabilità otterrà la storia. Chi sarà in grado di arricchire la comunità di ciò che è creato per essa e non di costruito per un preteso onore alla medesima “arte” avrà creato mille possibilità ai suoi concittadini.

In queste pagine abbiamo voluto presentare alcuni bozzetti di grandi opere al solo fine di dare un’idea delle possibilità che offre l’immaginazione dell’artista Mario Eremita e dell’architetto artista Michelangelo Eremita.

Cavalli selvaggi

Ecco il bozzetto per la scultura de “cavalli selvaggi”. Si tratta di una scultura in bronzo nella quale sono inseriti elementi in vetro di Murano. I cavalli sono sospesi in questa intelaiatura di bronzo e vetro che rappresenta a sua volta l’albero della vita.

monumenti concept e progetti mario e michelangelo eremita

I cavalli trottano sulle fronde dell’albero della vita che paiono sembrare anche i flutti del mare. È un’idea di fortissimo dinamismo e di grande luminosità che crea un clima positivo, incoraggiante, stimolante, favorevole alla socialità alla convivialità ed all’ottimismo alla fiducia ad un’idea di progresso accompagnato dallo sviluppo.

monumenti concept e progetti mario e michelangelo eremita

Un tema più controverso è questo del consumismo. Una colonna di calcestruzzo nella quale sono inseriti elementi in bronzo che raccontano il disagio della società dei consumi, rappresentata dalla parte bassa; mentre nella parte alta dei bimbi incarnano la speranza nel futuro in cui loro stessi saranno portatori di sviluppo oltre che di progresso, e guarderanno con ironia quel passato sul quale rivolgeranno anche l’acqua, simbolo della rinascita della vita.

Le opere degli artisti autentici si legano sempre alla comunità umana che li apprezza e li rende parte dei riferimenti della vita quotidiana. Quando le cose stanno così, si sono poste le basi per un confronto con la storia, con il tempo e con la possibilità di sviluppo sociale e culturale di una comunità.

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    scultura monumento inno alla vita di mario eremita bronzo cera persa prova autore

    Inno alla Vita 2/3, prova d’autore

    Scultura monumento in bronzo a cera persa, Bondeno di Ferrara

    Il progetto prevede la creazione dal calco di 9 esemplari di cui 3 prove d’autore. La prima prova d’autore è stata donata dall’Artista alla Parrocchia di Merlengo.

    Quello qui esibito è l’esemplare 2/9 realizzato nel 2006 per un collezionista privato che l’ha installata nel parco della propria villa.

    Oltre alla scultura l’artista ha ideato anche il basamento, tutto in acciaio corten. Esso richiama la professione del committente ed alcuni oggetti simbolici tra i quali: le croci cosmiche; il sole; la luna; i segni zodiacali della famiglia del committente; le cornucopie.

    Attualmente devono essere realizzati gli ultimi sette esemplari tra i quali una prova d’autore, essi saranno creati solamente su commissione.

    Ogni esemplare, essendo l’opera realizzata in 9 esemplari di cui tre prove d’autore è, secondo le convenzioni e gli usi del mercato dell’arte, da considerarsi un pezzo unico.

    Nota critica

    Nota critica

    Chiave di lettura; dal basso verso l’alto.

    Una maestosa colonna vegetale avvitata in un delicato movimento a spirale che richiama la chimica di base della vita, sorregge il corpo sensuale della fanciulla eterna.

    Il corpo è magnificamente teso ed intento all’instancabile all’attamento. Quest’opera è un’imponente affermazione dell’essere, nella sua completezza.

    Il volto della donna è rapito, sgomento nell’osservare come, appena vi sono le minime condizioni, la vita attecchisca e si accresca tenace, forte, aggressiva.

    Infine, in pochi istantanei centimetri si sviluppa la fuga prospettica, il climax. Il capo della fanciulla contrasta con la solidità corporea. Esso fugge dalla vita terrena; conduce al termine estremo.

    È qui una forma vitale deformata dalla compenetrazione astratta del pensiero, che ricerca la vita ultraterrena e lo smarrimento mistico. Il volto è teso, le ossa evidenti, le orbite vuote, il cranio allungato verso l’alto; quindi non più spinto dal basso ma assorbito verso l’alto.

    C’è tuttavia qualcosa in più. In genere si può dire che ci sia tutto; ed in effetti è così. Quest’enorme colonna vegetale da cui emerge, con una potente spirale dinamica, il corpo sensuale della femmina intenta all’allattamento. Ecco, non è più una semplice ragazza che allatta il piccolo. È un significato vitale:
    le radici, l’albero della vita, la spirale della vita, le forme sontuose e piene della donna che genera vita, i fianchi poderosi, il petto turgido; questi sono forti e inequivocabili richiami sessuali.

    La sessualità è la chiave della vita, il piacere sessuale per l’umanità è la ricompensa della vita. La donna è al centro della sessualità. Non esiste simmetria tra uomo e donna. La donna è il significato della vita e per l’artista è l’unica speranza di riscatto.

    Il figliolo in braccio alla madre è cresciuto, ha superato l’età per l’allattamento ma ancora dipende dal seno materno. Un tempo ignoranza, privazioni e miseria costringevano le mamme a prolungare l’allattamento.

    Unica vera citazione simbolica della scultura, questa delicata testimonianza del passato ha anche un significato minaccioso; forse un’ossessione vitale:
    lo sgomento nell’osservare come, appena vi sono le minime condizioni, la vita attecchisca e sia tenace, forte, aggressiva.

    Infine osservate la fuga prospettica. Già è presente, in climax, nelle braccia e nelle mani: esse si fanno snelle, filiformi, astratte. Contrastano con la solidità corporea, vogliono sganciarsi dalla vita terrena. Il viso e il capo della donna conducono a termine questa “fuga”.

    La figura non è qui più una forma vitale ma è deformata dalla compenetrazione astratta che vuole portare slancio alla ricerca della supposta vita ultraterrena o dello smarrimento mistico. Il volto assume aspetti estremi e la pelle è tesa e rende evidenti le ossa, le orbite appaiono già vuote, il cranio è allungato verso l’alto, come assorbito da una misteriosa forza d’attrazione, verso il cielo, l’ignoto, la risposta ultima:
    Dio?

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      Inno alla Vita, 1/3 prova d’autore

      Scultura monumento in bronzo a cera persa, Merlengo di Ponzano Veneto

      Il progetto prevede la creazione dal calco di 9 esemplari di cui 3 prove d’autore. La prima prova d’autore è stata donata dall’artista alla Parrocchia di Merlengo.

      Questa grande scultura fu modellata in una forma di gesso dall’artista Maestro Mario Eremita nel Laboratorio di Merlengo di Ponzano Veneto nel 1992.

      Il Parroco Don Eraldo Modolo desiderava lasciare alla comunità pastorale, un’opera d’arte contemporanea significativa e preziosa che parlasse direttamente al cuore della gente. Egli quindi raccolse una colletta per garantire le spese vive dell’artista: il lavoro dei fonditori e l’acquisto dei materiali, Eremita non ricevette alcun compenso.

      La seconda prova d’autore venne acquisita nel 2006 da un collezionista di Ferrara che la volle sistemare nel parco della propria villa.

      Attualmente devono essere realizzati gli ultimi sette esemplari tra i quali una prova d’autore, essi saranno creati solamente su commissione.

      Ogni esemplare, essendo l’opera realizzata in 9 esemplari di cui tre prove d’autore è, secondo le convenzioni e gli usi del mercato dell’arte, da considerarsi un pezzo unico.

      nota critica

      Nota critica

      Chiave di lettura; dal basso verso l’alto.

      Una maestosa colonna vegetale avvitata in un delicato movimento a spirale che richiama la chimica di base della vita, sorregge il corpo sensuale della fanciulla eterna.

      Il corpo è magnificamente teso ed intento all’instancabile all’attamento. Quest’opera è un’imponente affermazione dell’essere, nella sua completezza.

      Il volto della donna è rapito, sgomento nell’osservare come, appena vi sono le minime condizioni, la vita attecchisca e si accresca tenace, forte, aggressiva.

      Infine, in pochi istantanei centimetri si sviluppa la fuga prospettica, il climax. Il capo della fanciulla contrasta con la solidità corporea. Esso fugge dalla vita terrena; conduce al termine estremo.

      È qui una forma vitale deformata dalla compenetrazione astratta del pensiero, che ricerca la vita ultraterrena e lo smarrimento mistico. Il volto è teso, le ossa evidenti, le orbite vuote, il cranio allungato verso l’alto; quindi non più spinto dal basso ma assorbito verso l’alto.

      Avere questa scultura in piazza, davanti alla Chiesa, dove ogni settimana si riuniscono i fedeli, è un modo per suggerire alle persone una visione diversa della donna, della madre, del mondo, della vita. Ognuno di noi ha visto questa scultura, qualcuno si pone delle domande, qualcuno si dà delle risposte. Eppure quest’opera rappresenta una semplice donna di fede che porta il figliolo al cospetto del Signore.

      C’è tuttavia qualcosa in più. In genere si può dire che ci sia tutto; ed in effetti è così. Quest’enorme colonna vegetale da cui emerge, con una potente spirale dinamica, il corpo sensuale della femmina intenta all’allattamento. Ecco, non è più una semplice ragazza che allatta il piccolo. È un significato vitale:
      le radici, l’albero della vita, la spirale della vita, le forme sontuose e piene della donna che genera vita, i fianchi poderosi, il petto turgido; questi sono forti e inequivocabili richiami sessuali.

      La sessualità è la chiave della vita, il piacere sessuale per l’umanità è la ricompensa della vita. La donna è al centro della sessualità. Non esiste simmetria tra uomo e donna. La donna è il significato della vita e per l’artista è l’unica speranza di riscatto.

      Il figliolo in braccio alla madre è cresciuto, ha superato l’età per l’allattamento ma ancora dipende dal seno materno. Un tempo ignoranza, privazioni e miseria costringevano le mamme a prolungare l’allattamento.

      Unica vera citazione simbolica della scultura, questa delicata testimonianza del passato ha anche un significato minaccioso; forse un’ossessione vitale:
      lo sgomento nell’osservare come, appena vi sono le minime condizioni, la vita attecchisca e sia tenace, forte, aggressiva.

      Infine osservate la fuga prospettica. Già è presente, in climax, nelle braccia e nelle mani: esse si fanno snelle, filiformi, astratte. Contrastano con la solidità corporea, vogliono sganciarsi dalla vita terrena. Il viso e il capo della donna conducono a termine questa “fuga”.

      La figura non è qui più una forma vitale ma è deformata dalla compenetrazione astratta che vuole portare slancio alla ricerca della supposta vita ultraterrena o dello smarrimento mistico. Il volto assume aspetti estremi e la pelle è tesa e rende evidenti le ossa, le orbite appaiono già vuote, il cranio è allungato verso l’alto, come assorbito da una misteriosa forza d’attrazione, verso il cielo, l’ignoto, la risposta ultima:
      Dio?

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        concept progetto monumento pensiero è azione di michelangelo eremita

        Pensiero è Azione

        concept-progetto di scultura monumento in acciaio corten di Michelangelo Eremita

        l’architetto artista Michelangelo Eremita ha sviluppato il tema “Pensiero è Azione” che, più di ogni altro, identifica e sintetizza il senso dell’umanità.

        Ha liberato completamente le sue potenzialità creative, ripensando ogni cosa in maniera rivoluzionaria ed originale ma sulla base di principi classici: il risultato è una “Struttura-Scultura Dinamica”.

        L’opera, nonostante la lavorazione che consente solamente la modellazione bidimensionale, grazie alla sovrapposizione di ben sette piani costruttivi, si sviluppa nelle tre dimensioni, acquisendo un potente effetto scenografico.

        L’uso di linee curve a tutto sesto rappresenta l’essenza del potere delle strutture portanti e conferisce solidità e snellezza all’impianto scenico, introducendo al contempo una variabile di complessità che risulta dai differenti punti di vista. Tale complessità gratifica l’osservatore ed apre la lettura dell’opera ai diversi significati che essa veicola.

        Nel suo prospetto laterale l’opera si suddivide nettamente nella parte simbolico-figurativa e nella parte simbolico-esplicativa. La prima è individuata dall’elemento umano figurativo che è a sua volta suddiviso in due sottoinsiemi.

        Il primo sottoinsieme simbolico-figurativo è rappresentato dal pensiero, tagliato in negativo, il secondo sottoinsieme è rappresentato dall’azione, tagliato in positivo.

        Il pensiero è il primo profilo antropomorfico, l’azione è il secondo profilo antropomorfico. Il primo è nudo, liscio e morbido, simboleggia la meditazione, la saggezza, il pensiero, il ragionamento; il secondo è aggressivo e richiama le forme dell’Elmo Acheo, simboleggia la forza, la dinamicità, la strategia, l’azione.

        Il sottoinsieme simbolico-esplicativo è la rappresentazione idealizzata del motore dell’azione: le ali.

        Esse sono state create distinte e sfondano la bidimensionalità. Le componenti strutturali delle ali interpretano la parte simbolico-esplicativa. Il simbolo del sottoinsieme simbolico-esplicativo è il “motore atto al volo” che si dispiega nelle tre dimensioni per guidare pensiero e azione.

        Questa geniale progettazione ha consentito di fondere in una snella e rapida sintesi l’idea di “tensione strutturale”, intesa nelle forme curve, tese e funzionali alla portanza, con quella di “tensione ideale” intesa nei tratti figurativi che simboleggiano il pensiero e l’azione; il punto di contatto è il “motore atto al volo” che unisce le due tensioni.

        I riferimenti alla cultura classica sono omaggio al principio del rispetto e della salvaguardia dei valori originari e formali dell’arte.

        Con il pensiero e la meditazione l’uomo controlla l’azione che altrimenti sarebbe brutale e insensata; quindi piega le forze della natura e le mette al suo servizio, creando strutture portanti essenziali ad imbrigliare e moltiplicare quella forza che deriva dall’ingegno. L’orgoglio e la fiducia dell’uomo in sé medesimo lo spingono ancora al perseguimento di nuovi e migliori risultati, solo se essi mantengono il rispetto per la propria storia e le proprie origini.

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          casa carlo goldoni abbellimenti artistici di Mario e Michelangelo Eremita

          Casa Carlo Goldoni, Venezia

          abbellimenti artistici di Mario e Michelangelo Eremita presso Casa Carlo Goldoni a Venezia.

          Restaurata nel 2010 Casa Carlo Goldoni è frutto della collaborazione dell’architetto e artista Michelangelo Eremita e dell’artista Mario Eremita.

          L’architetto Michelangelo Eremita, ha progettato questa preziosa abitazione ed ha anche realizzato personalmente alcuni elementi decorativi e di design.

          Egli ha ideato e costruito la cucina, rivestita con pannellature decorate con finiture in argento che riproducono il tema delle canne della laguna veneta; il tavolo del soggiorno, formato da un mosaico opus sectile di pregiate essenze di legno che riproduce il tema della laguna veneta.

          Ha disegnato ed assemblato le sedie e la grande panca in mogano ed acciaio, opere di particolare design.

          Infine ha disegnato e costruito il mosaico opus sectile in marmi pregiati ai piedi della scala, opera che rappresenta la fanciulla “Ester” e le due sculture in gesso che arricchiscono la camera da letto.

          L’artista Mario Eremita si è dedicato esclusivamente alla camera da letto, creando la testiera del letto dipinta con il tema dei fanciulli e la cornucopia e dipingendo gli sportelli del mobile con il tema delle quattro stagioni.

          Ingegno e cultura dell’arte e del design, hanno collaborato per realizzare questo pied-à-terre nel cuore di Venezia.

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            studio artista mario eremita paderno di ponzano veneto, treviso, scultura, pittura, grafica, incisioni, toreutica, abbellimenti artistici, regali di relazione

            Studio dell’artista Mario Eremita

            sede storica dello studio d’arte a Paderno di Ponzano Veneto ( Treviso )

            L’artista Mario Eremita acquisisce il proprio Studio d’Arte nel 1991 nella località di Paderno di Ponzano Veneto in provincia di Treviso. L’immobile, costituito da due sezioni, una torre di avvistamento medievale, le cui fondamenta risalgono approssimativamente al XIII secolo ed una dependance risalente al XVI secolo, versa in condizioni di grave degrado.

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            struttura originaria

            Dopo averne curato il progetto di ristrutturazione, affiancato dai figli Nicola e Michelangelo, decide di arricchirlo con molteplici inserti d’arte.

            L’ingresso, costituito da un ampio arco con cancellata in ferro battuto, introduce un mosaico “opus incertum”, realizzato con diversi tipi di granito, ispirato al tema del mare, che rappresenta tre delfini e due giganteschi polpi. L’opera si estende per ben venticinque metri quadrati ed è suggestiva e monumentale.

            Le pareti perimetrali invece accolgono:
            un’opera in bassorilievo a stucco, che rappresenta ragazze intente a suonare vari strumenti musicali e bambini che giocano intitolata “l’Armonia”;
            un dipinto murale intitolato “le Stagioni”, una ragazza che porta in grembo i frutti e i fiori delle Stagioni dell’anno.

            Cosa particolare in questo Studio d’Artista sono le scale. Esse sono diventate sostegno a bassorilievi e dipinti: ovunque, lungo la salita, s’incontrano figure che danzano o che fanno musica.

            Il soffitto dello Studio di Pittura è interamente eseguito in bassorilievo e rappresenta ragazze che danzano nel cielo.

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            bassorilievo danzatrice

            La camera in cima alla torre è l’ultimo ambiente dello Studio d’Artista. Qui, lungo le pareti, sono eseguiti dipinti con una particolare tecnica che dà un effetto di plasticità e freschezza. Inserite in tre nicchie a forma d’arco, tre donne danzano nude.

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            dipinto danzatrici

            Nel 2001 lo Studio è stato ceduto all’artista fotografo Andrea Pancino. Egli, appassionato delle opere di Eremita, ha ripensato tutti i locali in funzione dei propri raffinatissimi gusti estetici, conservando e valorizzando ulteriormente l’arte del precedente proprietario.

            Alcuni piccoli spostamenti ed un calibrato intervento di rimodulazione degli spazi ha dato alla luce un ambiente che eleva la qualità della vita, stimolando la riflessione, la contemplazione e il desiderio di circondarsi sempre di cose belle.

            Questa struttura architettonica che, per la sua antichità e per le diverse destinazioni che ha avuto nel tempo, ha assunto forti caratteri di suggestione e di mistero, divenuta Studio d’Artista, ricevendo un’intensità espressiva unica, passata poi attraverso una nuova declinazione con l’intervento di un altro artista, più giovane e di differente sensibilità, è un monumento all’arte che rimane alla comunità di Ponzano Veneto.

            Essa è una miscela di emozioni che si distribuiscono tra la storia ed il presente, tra la materia dell’arte, concreta e spirituale e il passato che fu concreto ma che ora giace, come ricordo.

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              san clemente resort venezia

              San Clemente Resort, Venezia

              I dipinti di Mario e Michelangelo Eremita dedicati alle maschere della Comedia de l’Arte e non solo.

              Opere realizzate da Mario e Michelangelo Eremita nel 2003 per Beni Stabili spa. Una collezione di dipinti su tavola avente tema le maschere della Comedia de l’Arte e non solo. I tredici pezzi sono stati collocati all’interno del Ristorante “Le Maschere” del Resort dell’Isola di San Clemente a Venezia.

              Ogni opera misura cm 50 x 70 ed è un dipinto su tavola.

              Si fa notare la raffinatezza del tratto e delle sfumature di colore che rendono questi temi classici ancora originali e stimolanti. In particolare ci si sofferma su Flora, Pegaso, Poseidone, Ra e Venezia. I primi provengono dalla mitologia e dal misticismo, l’ultimo è un omaggio alla città di Venezia; tutti sono stati trasformati in maschere, come fossero personaggi invitati ad una festa di carnevale che hanno voluto indossare i camuffamenti più strani.

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              Ristorante Da Pino Via dei Ponti Romani, Padova

              Esempio di mecenatismo contemporaneo

              Giuseppe Giordano. detto Pino, è imprenditore di origine salernitana che ormai da oltre 50 anni vive e lavora in Veneto, in particolare a Treviso, dove ha fondato i suoi due locali con i quali ha inteso dare una nuova visione del gusto per la pizza e per le altre pietanze meridionali. Gli allori ricevuti negli anni non lo hanno distolto dalla sua passione e così Pino ha continuato ad aprire i suoi ristoranti/pizzeria in tutta la regione. Nel 1990 Giuseppe Giordano ha stretto amicizia con Rinalda Truffi, curatrice e divulgatrice dell’opera dell’artista Mario Eremita.

              rinalda truffi curatrice divulgatrice artista mario eremita

              Dal rapporto di stima ed ammirazione reciproca e dalla profonda vocazione di mecenate che affianca quella culinaria di Pino, è stata concepita l’idea di abbellire i locali con le opere del grande artista Mario Eremita. Il virtuoso dell’arte ha quindi conosciuto il virtuoso della cucina e l’intesa è stata duratura e salda.

              giuseppe giordano e mario eremita  mecenatismo e arte

              Nel 1990 Mario Eremita inserisce le sue sculture ed i suoi dipinti nei locali di Treviso, in Piazza dei Signori ed in Viale della Repubblica. Quindi nel 2015 si prende cura dell’intero salone del locale in Piazza Candiani a Mestre, nel 2017 abbellisce artisticamente il locale in Via dei Ponti Romani a Padova, nel 2020 espande l’intervento del 1990 in Viale della Repubblica a Treviso.

              Si tratta, nell’insieme, di un intervento di abbellimento artistico di dimensioni ciclopiche che ha dato un taglio di notevole levatura culturale al già elevato tenore qualitativo del lavoro di Giuseppe Giordano. L’imprenditore ha dimostrato una capacità visionaria che oltrepassa di molte misure la sensibilità comune ed in particolare rivoluziona la visione stereotipata del ristorante/pizzeria; egli ha avvicinato le piccole città di provincia del Veneto alle grandi metropoli internazionali in cui tutto è possibile.

              Un magnifico impianto scenografico dedicato a Galileo Galilei

              Nel cuore di Padova, in Via dei Ponti Romani Giuseppe Giordano ha stabilito un nuovo locale ristorante “Da Pino”, inaugurato nella primavera del 2017. All’interno l’artista Mario Eremita ha eseguito un’opera di abbellimento artistico molto estesa con creazioni in bassorilievo e dipinto ( murales ), ha quindi personalizzato l’impianto di illuminazione con creazioni specifiche dedicate alla natura.

              work in progress dell’opera

              Opera finita

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                ristorante da pino sculture di mario eremita mestre venezia

                Ristorante Da Pino Piazza Candiani, Mestre

                Allegorie dei Sensi 5 + 1

                Realizzata tra aprile e maggio 2015, l’opera rappresenta le allegorie dei cinque sensi oltre il sesto.
                Comunicato stampa.

                Caratteristiche

                Sei scenografie di grandi dimensioni realizzate in originale su parete per un totale di oltre 35 metri quadri di superficie; tecnica del bassorilievo a stucco dipinto con colori speciali. L’opera sviluppa il tema dei cinque sensi: vista, udito, tatto, gusto, olfatto oltre al “sesto senso”.

                galleria immagini panoramiche

                Descrizione

                Il genere è figurativo secondo lo stile dell’artista, che pone al centro del suo lavoro l’umanità. Tuttavia la raffigurazione della forma del corpo è sottilmente deformata per delineare lo spessore psicologico e descrivere, con esso, la tensione vitale.

                Si tratta di un capolavoro di dimensioni importanti, la cui composizione ed equilibrio formale ha richiesto intenso impegno psicofisico dell’autore. La sala delle Allegorie dei Sensi 5+1 del Ristorante “da Pino” è ora divenuto il cenacolo delle muse che, oltre al consumo di un’ottima cena, sollecita, stimola e coinvolge il pubblico in un’esperienza di pieno e profondo respiro artistico.

                il senso della vista

                il senso dell’udito

                il senso del gusto

                il senso dell’olfatto

                il senso del tatto

                il sesto senso

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                  ristorante da pino treviso sculture dipinti artista mario eremita

                  Ristorante Da Pino Viale della Repubblica, Treviso

                  Le sculture e i dipinti di Mario Eremita dedicati alle stagioni, alla mitologia, al sistema solare, alle maschere della commedia dell’arte, all’astrologia, ai tarocchi

                  Opere eseguite nel 1990 presso il Ristorante Da Pino in Viale della Repubblica a Treviso. Le opere sono di diverso genere. Vi sono bassorilievi a stucco e dipinti murali.

                  L’inserto artistico è stato eseguito nella sede in Viale della Repubblica in una struttura dell’inizio del novecento. Sono stati proposti i temi de: le stagioni, le stelle e i pianeti, Cerere ed Endimione, Ercole e Giunone o la Via Lattea. Questi temi sono stati eseguiti con pitture murali su strutture prefabbricate. Intorno ad essi sono stati collocati bassorilievi a stucco su tavola in legno con i temi dei tarocchi, dell’oroscopo, della mitologia.

                  Queste opere sono espressione personale dell’immaginazione dell’artista di concerto con le esigenze tecniche e formali dei luoghi. La qualità del tempo vissuto all’interno dei locali del Ristorante “Da Pino” non è paragonabile a quella vissuta in un locale pubblico convenzionale; ma si avvicina all’esperienza della visita al museo.

                  L’abbellimento artistico dei locali offre una prospettiva dialettica molto stimolante e rende l’esperienza estetica parte naturale della quotidianità, consentendo l’arricchimento della nostra mente; consentendo la riflessione e la contemplazione, esperienze ad alto valore aggiunto.

                  Queste esperienze, nel passato, non avevano una collocazione specifica e dedicata ( museo, galleria d’arte ); ma servivano come corollario al contatto mistico o a quello più concreto con il potere.

                  Oggi possiamo portare l’esperienza dell’arte nei luoghi di ritrovo della comunità senza alcuna giustificazione che non sia l’intento di fornire un’emozione positiva.

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